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Parliamone - OGM - Servono per sfamare o arricchire?

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modenesi
(24 post finora)
02/01/2011 09:05 (UTC)[citare]
modenesi
(28 post finora)
11.01.2009 01:01:22

NAZIONI UNITE, 2 maggio 2008 (IPS)
La diffusa crisi alimentare - principalmente alimentata dall’aumento dei prezzi, un calo della capacità produttiva (output) e crescenti carenze a livello globale potrebbe avere pesanti conseguenze sui più vulnerabili: donne e bambini.

Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie internazionali temono che la crisi possa peggiorare, prima ancora di poter migliorare.

”Anche una privazione temporanea nei bambini degli alimenti necessari allo sviluppo e alla crescita può lasciare segni permanenti in termini di crescita fisica e di potenziale intellettuale”, avverte Andrew Thorne-Lyman, nutrizionista del Programma alimentare mondiale (PAM) con sede a Roma.

Il Fondo Onu per la popolazione (Unfpa) è particolarmente preoccupato per l’impatto dell’attuale crisi sulle gestanti e sulle madri che allattano.

”Il Fondo ha provveduto all’alimentazione per queste donne nelle ultime crisi, anche in Moldavia e in Niger”, segnala Safiye Cagar, direttrice della divisione informazione di Unfpa. Le attuali carenze alimentari, spiega, sono legate alla maggiore difficoltà di provvedere a questo tipo di aiuti.

”I nostri uffici stanno lavorando con i Country Team dell’Onu in Costa d’Avorio, Guinea, Haiti e Nigeria, per rispondere all’impatto della crisi alimentare in questi paesi”, ha detto Cagar all’IPS.

Ann Veneman, direttrice esecutiva dell’agenzia Onu per l’infanzia Unicef, avverte che l’aumento dei prezzi “colpirà soprattutto i più vulnerabili, come ad esempio chi dipende dagli aiuti umanitari, gli orfani, le persone affette dall’Hiv/Aids, i rifugiati e i poveri delle città”.

Questi rialzi non solo rischiano di rallentare i progressi verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDG) nella salute e la nutrizione - prosegue Veneman - ma potrebbero anche compromettere gli indicatori sociali sull’infanzia.

Secondo l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), i prezzi del cibo a livello globale sono aumentati di circa l’83 per cento negli ultimi tre anni, mentre solo il prezzo del riso è salito di circa il 141 per cento da gennaio di quest’anno.

Secondo l’organizzazione umanitaria Save the Children, con sede negli Usa, l’attuale crisi è legata al fatto di costringere sempre più bambini poveri nel mondo a soffrire la fame, mettendo a rischio il loro benessere attuale e futuro.

Charles MacCormack, presidente e CEO di Save the Children, sostiene che le crescenti pressioni sui bilanci familiari avranno sempre più effetti negativi sulla salute, l’educazione e la sicurezza dei bambini.

“Sappiamo per esperienza che i prezzi più alti dei generi alimentari colpiscono negativamente soprattutto le famiglie impoverite, in particolare i bambini”, ha detto in una dichiarazione lunedì.

MacCormack sottolinea che i costi sempre più alti del cibo stanno spingendo sempre più famiglie nella povertà, costringendole a prendere decisioni difficili su come spendere il loro denaro.

“I genitori potrebbero ridurre la quantità e la qualità del cibo per le loro famiglie; togliere i figli da scuola per mandarli al lavoro; ridurre le spese per l’assistenza sanitaria; o vendere i loro beni produttivi per far fronte alla nuova grave situazione economica”, ha detto.

La sopravvivenza e il benessere dei bambini vulnerabili dipendono dal risolvere le attuali e incombenti carenze alimentari, o le cause alla radice dell’insicurezza alimentare, ha aggiunto.

“Questa crisi peggiorerà ancora prima di poter migliorare, ed è essenziale che le famiglie e le comunità abbiano il cibo di cui hanno bisogno adesso, e gli strumenti per essere pronti e poter rispondere alle future emergenze alimentari”, ha avvertito.

Secondo Thorne-Lyman del PAM, i dati sul Bangladesh degli anni ’90 mostrano che nella misura in cui i prezzi del cibo aumentano, peggiora la malnutrizione infantile.

L’esperto spiega che le famiglie non hanno necessariamente smesso di comprare il riso quando il suo prezzo è salito - ma hanno ridotto il consumo degli alimenti ricchi di vitamine e minerali necessari alla crescita dei figli.

Cagar, di Unfpa, parla anche del rischio che alcune donne povere potrebbero essere costrette a prostituirsi per soddisfare i loro bisogni primari, dato l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, che li rende meno accessibili per loro e le loro famiglie.

“E questo potrebbe anche comportare un aumento delle violenze, in particolare nei confronti dei nuclei familiari guidati da una donna, e tra le donne povere”, ha aggiunto.

Secondo Cagar, Unfpa è seriamente preoccupata del rischio che la crisi alimentare possa generare emergenze e disastri, con massicci spostamenti di persone.

“Noi rispondiamo a queste emergenze con operazioni di sostegno e di soccorso per rispondere ai bisogni urgenti della salute riproduttiva delle popolazioni sfollate”, ha aggiunto.

Intanto, dopo un incontro con tutte i capi delle agenzie Onu nella capitale svizzera di Berna martedì scorso, il segretario generale Ban Ki-moon ha dichiarato che la crisi ha effetti molteplici: “con le conseguenze più gravi per le persone più vulnerabili dei paesi più poveri”. “Constatiamo un aumento della fame e dei casi dimostrati di malnutrizione, che hanno seriamente esaurito le capacità delle agenzie umanitarie di soddisfare i bisogni umanitari; nello specifico, i fondi promessi non si sono ancora materializzati”, ha aggiunto.

All’incontro erano presenti i dirigenti di 26 agenzie dell’Onu, tra cui Unicef, Unfpa, PAM, FAO, Programma Onu per lo sviluppo, Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), e istituzioni legate all’Onu come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale.

Ban ha affermato: “Sono molto lieto di avere con me, a rappresentare la solidarietà dell’intero sistema delle Nazioni Unite, alcuni dei leader delle principali istituzioni delle Nazioni Unite che sono in prima linea nella gestione della sicurezza alimentare”.

“Abbiamo concordato una serie di misure concrete che dovranno essere prese sul breve, medio e lungo periodo”.

La priorità più immediata, ha detto, “che abbiamo stabilito all’unanimità, è che dobbiamo sfamare gli affamati”.

L’incontro congiunto invitava la comunità internazionale, e in particolare i paesi sviluppati, a finanziare urgentemente e a tutti gli effetti la richiesta urgente di 755 milioni di dollari per il Programma alimentare mondiale, e di onorare le promesse rimaste in sospeso.

“Se non finanzieremo tutti questi bisogni urgenti, si profilerà ancora una volta lo spettro della fame, della malnutrizione e del malcontento sociale che rischiano di diffondersi a un livello senza precedenti. Preannunciamo che saranno necessari ulteriori fondi”.

SIAMO ALLE SOLITE, SEMPRE E SOLO UNA QUESTIONE DI SOLDI

LEGGETE ORA COSA COMBINANO CON LA SCUSA DI SFAMARE I POVERI

A proposito di O.G.M. e di beneffatori dell'umanita'

Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo.
Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aerazione, muraglie di cemento armato spesse un metro.
La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l'isola è quasi deserta.
Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell'arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola».
Per la pubblicità, è «l'arca dell'Apocalisse» prossima ventura.

Il fatto è che il finanziatore principale di questa arca delle sementi è la Fondazione Rockefeller , insieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del geneticamente modificato), la Pioneer Hi-Bred che studia OGM per la multinazionale chimica DuPont; gruppo interessante a cui s'è recentemente unito Bill Gates, l'uomo più ricco della storia universale, attraverso la sua fondazione caritativa Bill & Melinda Gates Foundation.
Questa dà al progetto 30 milioni di dollari l'anno.
Ce ne informa l'ottimo William Engdahl che ragiona:
quella gente non butta soldi in pure utopie umanitarie.
Che futuro si aspettano per creare una banca di sementi del genere?
Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per le università del mondo: che futuro avranno?
La Rockefeller Foundation,ci ricorda Engdahl, è la stessa che negli anni '70 finanziò con 100 milioni di dollari di allora la prima idea di «rivoluzione agricola genetica».
Fu un grande lavoro che cominciò con la creazione dell'Agricolture Development Council (emanazione della Rockefeller Foundation), e poi dell'International Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine (cui partecipò la Fondazione Ford ).

Nel 1991 questo centro di studi sul riso si coniugò con il messicano (ma sempre dei Rockefeller) International Maize and Wheat Improvement Center, poi con un centro analogo per l'agricoltura tropicale (IITA, sede in Nigeria, dollari Rockefeller).
Questi infine formarono il CGIAR, Consultative Group on International Agricolture Research.
In varie riunioni internazionali di esperti e politici tenuti nel centro conferenze della Rockefeller Foundation a Bellagio, il CGIAR fece in modo di attrarre nel suo gioco la FAO (l'ente ONU per cibo e agricoltura), la Banca Mondiale (allora capeggiata da Robert McNamara) e lo UN Development Program.
La CGIAR invitò, ospitò e istruì generazioni di scienziati agricoli, specie del Terzo Mondo, sulle meraviglie del moderno agribusiness e sulla nascente industria dei semigeneticamente modificati.
Questi portarono il verbo nei loro Paesi, costituendo una rete di influenza straordinaria per la penetrazione dell'agribusiness Monsanto.

«Con un oculato effetto-leva dei fondi inizialmente investiti», scrive Engdahl, «negli anni '70 la Rockefeller Foundation si mise nella posizione di plasmare la politica agricola mondiale. E l'ha plasmata».
Tutto nel nome della scientificità umanitaria («la fame nel mondo» e di una nuova agricoltura adatta al mercato libero globale.

La genetica è una vecchia fissa dei Rockefeller: fino dagli anni '30, quando si chiamava «eugenetica», ed era studiata molto nei laboratori tedeschi come ricerca sulla purezza razziale.
La Rockefeller Foundation finanziò generosamente quegli scienziati, molti dei quali dopo la caduta di Hitler furono portati in USA dove continuarono a studiare e sperimentare.
La mappatura del gene, la sequenza del genoma umano, l'ingegneria genetica da cui Pannella e i suoi coristi si aspettano mirabolanti cure per i mali dell'uomo - insieme agli OGM brevettati da Monsanto, Syngenta ed altri giganti - sono i risultati di quelle ricerche ed esperimenti.
Nel 1946, del resto, Nelson Rockefeller lanciò la parola d'ordine propagandistica «Rivoluzione Verde» dal Messico, un viaggio nel quale lo accompagnava Henry Wallace, che era stato ministro dell'Agricoltura sotto Roosevelt, e si preparava a fondare la già citata Pioneer Hi-Bred Seed Company.
Norman Borlaug, l'agro-scienziato acclamato padre della Rivoluzione Verde con un Nobel per la pace, lavorava per i Rockefeller.

Lo scopo proclamato: vincere la fame del mondo, in India, in Messico.
Ma davvero Rockefeller spende soldi per l'umanità sofferente?
La chiave è nella frase che Henry Kissinger pronunciò negli anni '70, mentre nasceva la CGIAR : «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione».
Il petrolio, i Rockefeller lo controllavano già con la Standard Oil , guida del cartello petrolifero mondiale.
Oggi sappiamo che Rivoluzione Verde era il sinonimo pubblicitario per OGM, e il suo vero esito è stato quello di sottrarre la produzione agricola familiare ed assoggettare i contadini, specie del Terzo Mondo, agli interessi di tre o quattro colossi dell'agribusiness euro-americano.

In pratica, ciò avvenne attraverso la raccomandazione e diffusione di nuovi «ibridi-miracolo» che davano raccolti «favolosi», preparati nei laboratori dei giganti multinazionali.
I semi ibridi hanno un carattere commercialmente interessante per il business: non si riproducono o si riproducono poco, obbligando i contadini a comprare ogni anno nuove sementi, anziché usare (come fatto da millenni) parte del loro raccolto per la nuova semina.
Quei semi erano stati brevettati, e costavano parecchio.
Sono praticamente un monopolio della Dekalb (Monsanto) e della Pioneer Hi-Bred (DuPont), le stesse aziende all'avanguardia negli OGM.

La relativa autosufficienza e sostenibilità auto-alimentantesi dell'agricoltura tradizionale era finita.
Ai semi ibridi seguirono le «necessarie» tecnologie agricole americane ad alto impiego di capitale, gli indispensabili fertilizzanti chimici Monsanto e DuPont e con l'arrivo degli OGM, gli assolutamente necessari anti-parassitari e diserbanti studiati apposti per quello specifico seme OGM.
Tutto brevettato, tutto costoso.
I contadini che per secoli avevano coltivato per l'autoconsumo e il mercato locale, poco importando e poco esportando, non avevano tanto denaro.

Ecco pronta la soluzione: lanciarsi nell'agricoltura «orientata ai mercati globali», produrre derrate non da consumo ma da vendita, cash-crop, raccolti per fare cassa.
Addio autosufficienza ed autoconsumo, addio chiusura alle importazioni superflue.
I contadini potevano vendere all'estero sì: sotto controllo di sei intermediari globali, colossi e titani come la Cargill , la Bunge Y Born, la Louis Dreyfus …
La Banca Mondiale di McNamara, soccorrevole, forniva ai regimi sottosviluppati prestiti per creare canali d'irrigazione moderni e dighe; la Chase Manhattan Bank dei Rockefeller si offriva - visto che i contadini non producevano mai abbastanza da ripagare i debiti contratti per comprare pesticidi, OGM e sementi ibride brevettati - di indebitare i contadini in regime privatistico.

Ma questo ai grandi imprenditori agricoli con latifondi.
I piccoli contadini, per le sementi-miracolo e i diserbanti e i fertilizzanti scientifici, si dovettero indebitare «sul mercato», ossia con gli usurai.
I tassi d'interesse sequestrarono il raccolto-miracolo; a molti, divorarono anche la terra.
I contadini, accade in India specialmente, dovettero lavorare una terra non più loro, per pagare i debiti.
La stessa rivoluzione sta prendendo piede in Africa.
Chilometri di monoculture di cotone geneticamente modificato, sementi sterili da comprare ogni anno.

E il meglio deve ancora arrivare.
Dal 2007 la Monsanto , insieme al governo USA, ha brevettato su scala mondiale di sementi «Terminator», ossia che commettono suicidio dopo il raccolto: una scoperta che chiamano, senza scrupoli, «Genetic Use Restriction Technology», ossia volta a ridurre l'uso di sementi non brevettate.
La estensione di sementi geneticamente modificate - ossia di cloni con identico corredo genetico - è ovviamente un pericolo incombente per le bocche umane: una malattia distrugge tutti i cloni, ed è la carestia.

Occorre la biodeversità, di cui si sciacquano le labbra ecologisti e verdi radicali.
E qui si comincia ad intuire perché si sta costruendo l'Arca di Noè delle sementi alle Svalbard: quando arriva la catastrofe, le sementi naturali dovranno essere controllate dal gruppo dell'agribusiness, e da nessun altro.
Le banche di sementi, secondo la FAO , sono 1.400, già per la maggior parte negli Stati Uniti.
Le più grandi sono usate e possedute da Monsanto, Syngenta, Dow Chemical, DuPont, che ne ricavano i corredi genetici da modificare.
Perché hanno bisogno di un'altra arca di Noè agricola alle Svalbard, con tanto di porte corazzate e allarmi anti-intrusione, scavata nella roccia.
Le altre banche sono in Cina, Giappone, Corea del sud, Germania, Canada, evidentemente non tutte sotto il controllo diretto dei grandi gruppi.

La tecnologia «Terminator» può suggerire uno scenario complottista fantastico: una malattia prima sconosciuta che infetta le sementi naturali conservate nelle banche fuori-controllo USA, obbligando a ricorrere al caveau delle Svalbard, l'unico indenne.
E' un pensiero che ci affrettiamo a scacciare: chi può osar diffamare benefattori dell'umanità affamata come Rockefeller, Monsanto, Bil Gates, Syngenta?
Ma Engdahl ricorda le parole del professor Francis Boyle, lo scienziato che stilò la prima bozza delle legge americana contro il terrorismo biologico (Biological Weapons anti-Terrorism Act), approvata dal Congresso nel 1989.

Francis Boyle sostiene che «il Pentagono sta attrezzandosi per combattere e vincere la guerra biologica», e che Bush ha a questo scopo emanato due direttive nel 2002, adottate «senza conoscenza del pubblico».
Per Boyle, nel biennio 2002-2004, il governo USA ha già speso 14,5 miliardi di dollari per le ricerche sulla guerra biologica.
Il National Institute of Health (ente governativo) ha connesso 497 borse di studio per ricerche su germi infettivi con possibilità militari.

La bio-ingegneria è ovviamente lo strumento principale in queste ricerche.
Jonathan King, professore al MIT, ha accusato: «I programmi bio-terroristici crescenti rappresentano un pericolo per la nostra stessa popolazione; questi programmi sono invariabilmente definiti 'difensivi', ma nel campo dell'armamento biologico, difensivo e offensivo si identificano».
Altre possibilità sono nell'aria, e Engdahl ne ricorda alcune.

Nel 2001, una piccola ditta di ingegneria genetica californiana, la Epicyte , ha annunciato di aver approntato un mais geneticamente modificato contenente uno spermicida: i maschi che se ne nutrivano diventavano sterili.

Epicyte aveva creato questa semente miracolo con fondi del Dipartimento dell'Agricoltura USA (USDA), il ministero che condivide con Monsanto i brevetti del Terminator; ed a quel tempo, la ditta aveva in corso una joint-venture con DuPont e Syngenta.
Ancor prima, anni ' 90, l 'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, ossia l'ONU) lanciò una vasta campagna per vaccinare contro il tetano le donne delle Filippine, Messico e Nicaragua, fra i 15 e i 45 anni.
Perché solo le donne?
Forse che gli uomini, nei Paesi poveri, sono esenti da tetano, e non si feriscono mai con ferri sporchi e arrugginiti?

Se lo domandò il Comite pro Vida, l'organizzazione cattolica messicana ben conscia delle campagne anti-natalità condotte in Sudamerica dai Rockefeller.
Fece esaminare il vaccino fornito dall'OMS gratuitamente e generosamente alle donne di età fertile: e scoprì che esso conteneva gonadotropina corionica umana, un ormone naturale che, attivato dal germe attenuato del tetano contenuto nel vaccino, stimolava speciali anticorpi che rendevano incapaci le donne di portare a termine la gravidanza.
Di fatto, un abortivo.
Risultò che questo vaccino-miracolo era il risultato di 20 anni di ricerche finanziate dalla Rockefeller Foundation, dal Population Council (dei Rockefeller), dalla CGIAR (Rockefeller), dal National Institute of Health (governo USA)… e anche la Norvegia aveva contribuito con 41 milioni di dollari al vaccino antitetanico-abortivo.

Guarda caso, lo stesso Stato che oggi partecipa all'Arca di Noè e che la sorveglierà nelle sue Svalbard.
Ciò fa tornare in mente ad Engdahl (non a noi) quella vecchia fissa dei Rockefeller per l'eugenetica del Reich: la linea di ricerca preferita era ciò che si chiamava «eugenetica negativa», e perseguiva l'estinzione sistematica delle razze indesiderate e dei loro corredi genetici.
Margaret Sanger, la femminista che fondò (coi soldi dei Rockefeller) il Planned Parenthood International, la ONG più impegnata nel diffondere gli anticoncezionali nel Terzo Mondo, aveva le idee chiare in proposito, quando lanciò un programma sociale nel 1939, chiamato «The Negro Project» (2).
Come scrisse in una lettera ad un amico fidato, il succo del progetto era questo: «Vogliamo eliminare la popolazione negra».
Ah pardon, scusate: non si dice «negro», si dice «nero», «afro-americano».

E' questo che conta davvero, per i progressisti.
tusAjSjdcym (Invitato)
01/07/2012 00:47 (UTC)[citare]
It's not exactly what you're lonoikg for, but is Google's take at it. ()Also relevant to its merit as a business idea. Your form of a spreadsheet overlay (with a layer toggle ?) might be slightly better than Googles. But you're up against a free, quality product from the start.Heh. This conversation is so common I almost feel like I'm trolling. But it's a very real one today. While we're on it, and I'm getting my fingers loosened up for the day, here's my current thinking about ways to differentiate:1. Service and Customer Support. If you're not answering all your emails in hours, you're not trying. Customer feedback is Easy Money.2. Integrating with your customer's ecosystem better. Huge room to grow here these days, with a huge number of different ecosystems. If your app lets me post notes to my Twitter account as I go, while Google only supports Buzz for corporate reasons, and I'm a heavy Twitter, I go with you.3. Solve a hard, niche problem really well. This doesn't have to be as groundbreaking as you'd think. I know a good number of people who keep talking about upgrading from their Blackberry to a more user friendly phone. But they don't. Because Blackberry, while ugly and unfunctional in my hands, are productivity machines. You know what the feature the last guy I talked about cites? The ability to text message a preset group of people, with easy additions or subtractions. Running a small business, he does this constantly. My Android struggles here. My iPhone did as well. Blackberry figured out what a business user would be doing often, and does all those things well. This allows them to, at the very least, lag behind the bleeding edge in most other areas.
DJxnwJYmtGi (Invitato)
03/07/2012 07:49 (UTC)[citare]
LsyR9V gjzanhsfyudk
QAopGPRe2iI (Invitato)
17/04/2014 19:27 (UTC)[citare]
I didn't expect that Abhishek kopaor eey cinemani intha baga teesthadani..Though I read novel,but still naku intensifying ga anipinchindi after watching the movie because of wonderful cast and also superb screenplay..Heights of awesomeness...Tnq Sujatha garu for u r review on this movie...

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